Lo sport genera ricchezza ma è trascurato

Sport: passione, innovazione e business possono convivere e sviluppare i territori
Sport e numeri. All’apparenza si direbbe un binomio coerente: risultati, tabellini, punteggi, tempi, goal, medaglie, spettatori… Tutto lo sport viene misurato, non c’è sport senza le proprie metriche. Quando però si passa dalle metriche puramente sportive o agonistiche a metriche economiche, la natura immediatezza nella codifica di numeri e valori si limita alle cronache degli ingaggi o dei valori più o meno stellari dei campioni del pallone e poco altro.
Al di sotto di questa prima linea di codifica del valore economico dello sport ci si rifugia in corner, evocando – con un’accezione tutt’altro che univoca- il mantra dell’indotto, parola che, da sé, dovrebbe rappresentare un lasciapassare per qualsiasi iniziativa o evento. In virtu’ dell’”indotto” ogni proposta appare meritoria di sostegno e la gara ad accaparrarsi eventi, ritiri sportivi, tornei, campionati, funrun si gioca a suon di migliaia di euro, che’ poi tanto con l’indotto si rientra.
Peccato che, a ben vedere, una metodologia laica, standard ed indipendente di rappresentazione del famigerato indotto degli eventi e delle infrastrutture sportivi non esista. Esistono studi approfonditi, elaborati da società multinazionali o da istituti di ricerca privati o accademici, che espongono in maniera scientifica ed organica il valore di eventi e manifestazioni sportive internazionali, ma il costo di questi studi è tale da essere giustificabile soltanto per competizioni top di livello mondiale o olimpico.
Sulla base di questo presupposto, i valori che vengono generalmente proposti per dimostrare la validità delle proposte assumono dunque un rilievo squisitamente nominale e diventano solo un modo per rigettare in campo avversario la palla in attesa di fare ordine (e magari i conti) nella propria metà campo. La verità è che misurare, e farsi misurare, non piace quasi a nessuno. (altro…)